La “crisi della democrazia” è un topos classico della riflessione politologica in quanto la nostra democrazia (rappresentativa) per sua natura si adatta e si trasforma in relazione ad una società in continuo mutamento, che facilmente può entrare in crisi.
Il dibattito intorno alla democrazia e alla sua crisi, però, molte volte finisce per essere pleonastico in quanto si dà per scontato di alludere con questa parola ad un concetto univoco, ma così non è a partire dalla più inflazionata delle definizioni, ovvero quella di “potere del popolo”, che al di là di chiarire l’etimologia della parola e in assenza di una doverosa contestualizzazione presta il fianco a più di un equivoco. Tra la parola e il suo referente, ovvero tra il nome e la cosa il passo è lunghissimo.
Definire la democrazia, dunque, è importante perché stabilisce cosa bisogna aspettarsi dalla democrazia. Il potere è di chi lo esercita, nel caso della democrazia rappresentativa il popolo ne ha la titolarità, ma non lo esercita. Per realizzare la democrazia titolarità ed esercizio devono disgiungersi, ovvio penserà qualcuno, ma non per chi continua a credere alle promesse di quanti dicono di voler restituire sovranità al popolo.
Con questo corso alla biblioteca Carlo Magnani di Pescia, in 10 incontri, mi propongo di avviare una riflessione sull’ accezione di democrazia che nei discorsi rivolti al cittadino è intesa da coloro che parlano del suo significato formale o procedurale, significato che è conferito appunto da chi è al potere e da chi è al servizio del potere. Vale a dire, secondo questo significato formale e vuoto, che si è in uno stato democratico quando tutti o quasi gli individui di tale Stato partecipano o possono partecipare alla politica.
Noi italiani siamo appunto in una democrazia in forza di quel voto cui abbiamo “diritto” e che consentirebbe ad ognuno di poter svolgere questa partecipazione. In forza di ciò potremmo legittimamente assumere di appartenere ad una democrazia. Ma una cosa è il significato formale di democrazia, altro quello sostanziale. La pseudo democrazia formale in Italia è la negazione perversa di quella sostanziale, di quella vera, ideale.